il 24/05/2019

Growth Hacking e il “funnel dei pirati” per aumentare le vendite

Sempre più spesso sentiamo parlare di Growth Hacking, ma cosa vuol dire esattamente? Il termine è stato coniato nel 2010 da Sean Ellis per definire il processo di rapida sperimentazione attraverso una serie di canali di marketing e web marketing per individuare i modi più efficaci per far crescere un business.

In generale possiamo dire che le strategie di Growth Hacking sono consigliate per le startup ma in realtà qualunque PMI o grande azienda potrebbe far ricorso a questo metodo per migliorare le vendite. 

Sottolineiamo che affinchè una strategia di marketing sia vincente è necessario che il prodotto o servizio sia utile e competitivo. Il passo successivo? Individuare i nostri clienti – o buyer personas – raccogliendo informazioni su età, sesso e istruzione, valori, sfide e punti di debolezza e comprendere la customer journey, ovvero il percorso del cliente dal primo contatto con il brand fino alla fidelizzazione.

Una dei metodi di Growth Hacking più utilizzato è il funnel dei pirati o AARRR ideato dall’impenditore Dave McClure. Il nome ricorda il verso di un pirata all’arrembaggio ma è semplicemente l’acronimo delle 5 metriche focus che determinano il successo del business online:

1) Acquisition

2)  Activation

3) Retention

4) Referral

5) Revenue

Con Acquisition definiamo la prima fase, ovvero il momento nel quale i potenziali clienti vengono in contatto con il brand. I nuovi visitatori vengono acquisiti sfruttando le strategie di SEO, SEM, social advertising, affiliazione, newsletter, canali tradizionali e passaparola. Passiamo poi alla fase 2, ovvero l’Activation, la fase in cui chiediamo all’utente di compiere un’azione significativa per noi (acquisto, compilazione di un modulo di contatto ecc). In questa fase sarà importante capire chi sono gli utenti che non portano a termine l’azione di conversione per ottimizzare la strategia di acquisizione correggendo eventuali errori.

Ottenuto il traffico e la conversione passiamo alla fase 3 - Retention - ovvero far tornare i visitatori sul sito e attuare le strategie di fidelizzazione. Per Refarrel, quarta fase, intendiamoil momento in cui il cliente diventa ambassador del brand favorendo il passaparola. Un esempio di strategia della fase refarrel è, ad esempio, l’implementazione di link di affiliazione o la promozione “porta un amico”.

Arriviamo infine alla Revenue, fase di monetizzazione, nella quale sarà indispensabile seguire l’andamento delle iscrizioni e delle conversioni, ottimizzando il processo il percorso del cliente e le sue interazioni con e-mail, call to action e azioni di remarketing.

In buona sostanza le strategie di growth hacking consentono di definire il miglior percorso per far sì che i visitatori del sito diventino clienti fedeli e ambassador del brand. In che modo? Attaccando il mercato in maniera differente con lo scopo di crescere grazie a strategie innovative che possono essere sfruttate sia da startup che da PMI e grandi imprese.

 

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